
Il progetto riguardante la produzione dell’olio extra vergine di oliva rimarca il lavoro svolto finora all’interno dell’Istituto di Massa Marittima, iniziato con i corsi di apicoltura e con la presa in carico dell’apiario già preesistente all’interno della Casa Circondariale.
La produzione dell’olio rappresenta la fase due del Programma Percorsi in Carcere in quanto viene svolta in un luogo lontano ed estraneo ad esso.
Il responsabile della produzione di quest’olio prelibato è un nostro socio lavoratore, attualmente ristretto presso dimora diversa dall’Istituto a cui era stato assegnato inizialmente, che con grande dedizione si impegna affinché il nome della nostra Cooperativa sia sinonimo di qualità e rispetto.
Su circa un ettaro e mezzo di terreno l’impegno e la serietà ci hanno portato a costruire una struttura produttiva dedita all’orto, alla coltivazione delle spezie, alla produzione del miele millefiori fino a quella dell’olio extra vergine di oliva, prodotti del territorio contraddistinti dall’alta qualità delle materie prime.
I frutti coltivati in queste terre vengono poi spediti nella Casa Circondariale di Massa Marittima dove altri detenuti si adoperano per trasformare e ultimare, sempre per conto della nostra Cooperativa THC, i prodotti attraverso il confezionamento. Si attiva così una filiera produttiva che collega il territorio circostante il carcere e l’interno di esso.


L’olio extra vergine di oliva, ottenuto dal lavoro del nostro socio lavoratore, è il risultato della spremitura dei frutti di 150 piante di olivo, situate nel territorio dell’alta Maremma, più precisamente nel Comune di Sorano, Provincia di Grosseto in una zona immersa nella natura, lontana dall’inquinamento e dal caos delle grandi città.
Su un pendio di una collina queste piante godono della brezza proveniente dalla valle e della tramontana, che aiuta la crescita degli ulivi rendendo l’ambiente inospitale per la mosca bianca, un parassita dannoso che si nutre della polpa delle olive. La mancanza di questo acerrimo nemico degli ulivi, permette ai produttori di non intraprendere nessuna azione preventiva sulle piante, nemmeno di quella non invasiva e permessa per legge; anche la concimazione è un processo del tutto naturale e la potatura puntuale e precisa.
Il prodotto che ne deriva è un olio dall’aroma fruttato ed erbaceo, con un retrogusto leggermente amarognolo e piccante, delicato e non prorompente in grado di arricchire un piatto semplice ed esaltare il sapore di ogni alimento.




Per la lavorazione delle olive ci siamo rivolti ad un frantoio locale nel quale la procedura di estrazione avviene a freddo entro 24 ore dalla raccolta, attraverso procedimenti meccanici.
Per quanto riguarda gli ulivi, essi non sono soggetti a nessun tipo di trattamento, nemmeno di quelli permessi dal Ministero della Salute. Le piante infatti, godono di aria fresca e sole tutto il giorno su un terreno completamente incontaminato e salubre. Per il materiale di confezionamento ci siamo rivolti, invece, ad un’azienda leader del mercato individuando un packaging di estrema presenza scenica e praticità nell’utilizzo.
L’olio imbottigliato si presenta in un materiale resistente, ma leggero come la latta, dotata di un tappo anti trabocco e di una chiusura a scatto per garantire, nel tempo, la freschezza del prodotto dopo l’apertura.




A 510 metri d’altitudine sul versante sud-est del Monte Elmo, la cui vetta raggiunge gli 826 metri, sorgono i cosiddetti “borghi del Tufo”, Pitigliano, Sorano e Sovana, facenti parte di un’area estesa chiamata Parco archeologico del Tufo, caratterizzata dalle Vie Cave (anche detti Cavoni), dei veri e proprio Canyon intrappolati tra le suggestive e ripide pareti di tufo.
L’area (in particolare nella zona tra Sovana e Sorano) comprende varie necropoli etrusche scavate nel tufo: sono proprio gli etruschi ad aver popolato per primi l’intera area, e le tombe non sono che una parte dei reperti archeologici emersi nel corso dei secoli.
Il territorio dei borghi del tufo si trova nella valle del fiume Fiora, stretta tra Val d’Orcia e Monte Amiata da una parte (la strada che dobbiamo percorrere noi dalla Valdichiana), costa tirrenica ed alta Tuscia dall’altra.
Sempre a due passi troviamo Orbetello e le celeberrime terme di Saturnia e raggiungibile in poco tempo anche il Lazio.
Non ci sono strade a scorrimento veloce e più ci si avvicina ai borghi, maggiore è la possibilità di trovare sentieri caratterizzati da curve e strettoie. Viaggiando dalla nostra direzione, o comunque da nord, è davvero soprendente il graduale cambio di panorama delle campagne toscane, dalle dolci colline di casa al brullo dell’Amiatino, fino alla fitta vegetazione maremmana, per non parlare degli incantevoli scorci dai cui si possono ammirare i borghi del Tufo.
La storia accomuna i borghi del tufo già dalle origini, incluso il dominio delle famiglie Aldobrandeschi prima ed Orsini poi. Seguono gli attacchi, le temporanee conquiste da parte di Siena e infine il passaggio nelle mani dei Medici con la relativa annessione al Granducato di Toscana. È con la nomina a Granduca di Leopoldo II d’Asburgo-Lorena che inizia la bonifica delle zone paludose della Maremma e Valdichiana, che nel ‘700 era rimasta praticamente deserta a causa dell’insalubrità e della malaria, ragione per cui fino a quel momento gli abitanti della zona avevano abbandonato le valli per “rifugiarsi” sulle alture tufacee.
Ad oggi, due borghi su tre, (Sorano escluso), fanno parte del circuito dei borghi più belli d’Italia.


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